Vivere

By
Alessandro Morini Gallarati
Officina Caira

"Vivere".

Probabilmente non ci crederete, ma per trovare il giusto titolo per un articolo come questo, ci ho messo diverso tempo.

Ho infatti fissato il portatile per ore immerso nei miei ricordi e pensieri, con l'obiettivo di trovare la chiave di volta per esprimere uno stato d'animo, vissuto sia a Spa-Francorchamps che a Monza, al fianco di Officina Caira.

Non è semplice far trasparire al meglio un sentimento di ammirazione e infatuazione per un mondo in grado di stupirti sotto ogni punto di vista, soprattutto quando è il lato umano di una realtà a rapirti il cuore.

Per farvi comprendere i motivi di questa scelta non posso fare altro che raccontarvi quanto, appunto, vissuto: tutto ha inizio in una calda giornata di Giugno, in cui Stefano Monteforte, amico e fondatore - insieme ad Andrea Degl'Innocenti - di SA-Media Photography, partner della Morini Gallarati Publishing nelle sue attività di comunicazione, mi telefona e mi chiede a bruciapelo:

"Vuoi venire a Spa-Francorchamps?".

Dopo una breve riflessione sugli impegni, la risposta non può che essere affermativa.

SA-Media Photography, che con Caira ha lavorato nel 2023, ha infatti la possibilità di essere inserita nel programma "ospiti di supporto" dell'Officina. Scegliendo di estendere i suoi benefici anche alla mia persona in occasione del Gran Premio del Belgio, SA-Media mi permette così di recarmi nelle vallate delle Ardenne più famose e gloriose al mondo.

Giunti a Spa-Francorchamps, ho immediatamente la possibilità di conoscere Sebastiano e Silvano Caira, coloro che nel 2015 hanno fondato questa straordinaria realtà che, oltre ad essere specializzata nel restauro e nella vendita di monoposto storiche, consente ai propri clienti - in accordo con Formula 1 - di scendere in pista in alcuni week-end di gara.

Ebbene, a stupirmi non sono solo le meraviglie che mi circondano, come ad esempio la Fittipaldi F8, la Ferrari 312 T5, la Ferrari 412 T1, la Benetton B200, la Prost AP04 o la BMW Sauber F1.09, giusto per citarne alcune, ma l'umanità e l'empatia dei due fratelli Caira, che ritroverò poi in ciascuno dei componenti della squadra, composta da giovani intraprendenti e da volti storici (meccanici in primis) che hanno fatto la storia della classe regina.

La sensazione, sin da subito, è che quella sia una famiglia.

Una famiglia in cui si condivide tutto, dal lavoro al tempo libero: si scherza insieme, si pranza insieme, si cena insieme, il tutto navigando tra aneddoti del passato e previsioni sul futuro della massima categoria.

Si vive insieme. Vivere. Torno sempre qui.

In un clima generale in cui molti sono (erroneamente, fatemi comunque dire) convinti che la Formula 1 sia "solo il contorno" di uno show costruito ad hoc, Officina Caira mantiene forte un legame con le tradizioni e con le persone.

Il suo hospitality è un tripudio di gentilezza, educazione e sorrisi che non può non colpirti. Non che non me lo aspettassi, sia chiaro, ma spesso questo mondo viene dipinto come "chiuso" a tutti i livelli e rendersi conto, invece, di quanto sia meravigliosamente aperto, fa bene all'anima.

In Belgio, dove è lo stesso Sebastiano Caira a chiedermi se mi avrebbe fatto piacere essere presente anche al Gran Premio d'Italia, se ne rende ulteriormente conto anche Frederic Vasseur, team principal di Ferrari, presente in hospitality il venerdì mattina, qui immortalato in rigoroso e rispettoso silenzio dinanzi alla 312 T5 del compianto Gilles Villeneuve.

A Monza toccherà invece ad Otmar Szafnauer e al CEO di McLaren, Zak Brown, il quale non solo si intratterrà nei box di Officina Caira sia il sabato che la domenica, ma guiderà anche la MP4-27 del 2012.

Tra il via vai di addetti ai lavori e personale di Liberty Media, spicca anche l'amore che i tifosi nutrono per le vetture di Officina Caira: a Monza, in Fan Zone, si fatica a camminare dal numero di persone "appostate" dinanzi ai box in cui sono esposte le auto storiche.

Ogni qual volta una di queste viene accesa, grandi e piccini si sciolgono di fronte alla voce dei motori che hanno reso speciale questo sport. Gli occhi di chi effettua il fire-up si fondono insieme a quelli di chi sogna, da fuori, di sedersi all'interno di quegli abitacoli.

Si crea, dunque, una connessione, destinata a riecheggiare in eterno e ad essere tramandata. Il passato, d'altronde, non è mai dove lo lasciamo: è il fondamento su cui costruiamo il nostro presente e il nostro futuro.

Come avete potuto vedere, anzi, leggere, il focus di questo semi-flusso di coscienza non ha avuto come oggetto principale la storia delle auto in questione, le loro performance, il loro peso piuma o le gesta eroiche di chi in passato le ha portate nell'Olimpo del Motorsport, ma piuttosto quella di chi se ne prende cura condividendo l'amore di una vita con clienti e decine di migliaia di appassionati.

Per questo ho scelto di intitolare tutto questo "Vivere".

Non esisteva sintesi migliore di questa per racchiudere un'esperienza che resterà nel cuore.

Grazie, Officina Caira.