Il Pagellone del Gran Premio di Gran Bretagna

Ladies and gentlemen, benvenuti a Silverstone.
Qui, dove il vento e l'erba accarezzano l'asfalto di un vecchio aeroporto militare, si respira qualcosa di diverso. Un profumo di storia, di motori ruggenti, di glorie passate e di leggende future.
Questa è la culla della Formula 1, il suo cuore pulsante. Il tempio sacro per ogni appassionato. Chiudi gli occhi, e puoi sentire l'eco dei V12 BRM, dei sorpassi di Hunt, del baffo orgoglioso di Mansell, della classe di Button, e dei pionieri come Collins e Hawthorn.
Silverstone non è solo un circuito: è un racconto vivo. È la Formula 1 di ieri, di oggi, di domani. Che posto, ragazzi. Che posto.
Kick Sauber, voto 239: Nico Hulkenberg, che gioia, che commozione. Lui, che per anni pensava che i podi esistessero solo nelle favole, ci è salito davvero. Finalmente. Abbiamo tifato tutti per lui - ma proprio tutti. Anche chi non sa bene chi sia. Anche Binotto, con un bel sorriso sotto i baffi e l'abbonamento pronto dal cardiologo. Re Hulk ce l'ha fatta. A podio prima di GTA VI. E nel retropodio si siede come fosse il trono d'Inghilterra, con la calma regale di chi ha aspettato più di una decade. Poi arriva il momento: riceve il trofeo. È di plastica. Ma sai che c'è? Brilla come fosse d'oro.

McLaren, voto 6: Fanno doppietta? Sì. Ottengono punti? Tutti quelli disponibili. Livrea speciale? Un doveroso omaggio agli autobus di linea genovesi. Ma qui spariamo commenti con il piglio critico di Briatore e dire che hanno fatto una "bella gara", sarebbe come bestemmiare in Duomo. Ah, e parliamo del podio: Re Hulk ci sale dopo mille anni, più entusiasta di un bambino sul Brucomela… e voi due? Statue. Nemmeno un applauso, una pacca, un giro di bevute. Niente. Norris e Piastri, il minimo sindacale di empatia, manco fosse una riunione condominiale. Siete forti, sì, ma senza classe si resta solo veloci.
Piastri ha il passo per vincere, ma fa la mandrakata. Pronta per lui la bacchettata sulle dita. Un consiglio, Oscar: se la vittoria ce l'hai in tasca, evital'harakiri.
Norris vince, ma non sa nemmeno lui come. Non fa la pole, non effettua sorpassi, eppure ottiene l'oro. Giudizio finale? Steven Bradbury.
Ferrari, voto 6: È bello e importante imparare a perdere, ma qui si scade nel professionismo. A Maranello hanno perso - che novità - un'occasione d'oro per testare l'Hypersail: forse, con quella, almeno il vento l’avrebbero preso nella direzione giusta.
Charles, stavolta, commette così tanti errori che a elencarli tutti ti ritrovi con una lista più lunga del foglietto illustrativo della pillola. Niente da fare: il risultato del venerdì è sempre, maledettamente, speculare a quello della domenica. Ciononostante, meglio l'azzardo malriuscito, che il compitino da anonimo piazzamento.

Sir Luigi si presenta al giovedì con un look a metà strada fra Cristiano Malgioglio e Renato Zero, nelle libere si trasforma nella zia di Goldrake, e finisce la gara come il cugino di Paolino Paperino. Ciccio, avevi lì il primo podio con la Ferrari, a casa tua... e ti fai bagnare il naso da Binotto? Una tragedia.
Mercedes, voto 3: In questa gara, in casa Mercedes, hanno scelto le gomme con il metodo più democratico di tutti: l'applausometro. Ma che hanno combinato, i crucchi? Nonostante il cofano motore arancione McLaren, il passo gara era un … buco nell'acqua. Quanto alla strategia, pare che gli ingegneri abbiano ignorato le previsioni meteo del Colonnello Giuliacci per inseguire, distratti, le gonne delle meteorine.
Red Bull, voto 6: Mai visto questo, Carlo. Verstappen è il pozzo di San Patrizio, il campo dei Miracoli. L'unico pilota che corre a 1,5x come gli audio Whatsapp. Un errore? Ci può stare. Ma lui, almeno, ci prova sempre. E spesso ci riesce. E poi, diciamolo: è un cannibale, ma con stile.

È stato il primo a congratularsi con Hulkenberg per il podio, offrendogli anche un passaggio sul suo jet privato per il ritorno. Anche quando perde, Super Max, non perde mai davvero.
Yuki Tsunami riesce nell'impresa di chiudere ultimo, nonostante le escursioni campestri delle Ferrari. Costanza zen.
Aston Martin, voto 8: L'ultima intuizione visionaria di Lawrence Stroll: per sfruttare al massimo la pioggia inglese, le Virtual, le Safety Car e il caos cosmico di Silverstone… l'Aston Martin ingaggia Paolo Fox. Il vero game changer del campionato. E funziona! Il saggio Lance si ritrova così in alto in classifica - terzo? terzo! - che gli gira la testa per l'altitudine. Poi, chiaramente, il talento si fa sentire, facendogli perdere posizioni a go-go. All'inizio dell'ultimo giro è quinto, poi sbrodola inavvertitamente in settima posizione. Buono, no? Sì, insomma…
Racing Bulls, voto 5: Per i piloti Visa Cash App: pagamento rifiutato. Con Arvin Lindblad che bussa sempre più forte alla porta, quello sì che è un sedile che puzza di bruciato. Fine settimana da dimenticare per i giovani tori di Faenza, affondati anzitempo nel monsone britannico senza nemmeno uno squillo degno di nota.
D'altronde, si sa: un buon capitano affonda con la sua nave. Ma qui sembra che la nave fosse già bucata prima della partenza.
Williams, voto 7: In una gara dove anche le galline hanno imparato a volare, la Williams si fa trovare con la faccia scoperta in Curva 4, prendendo sberle da ogni lato. Eppure, Albon stringe i denti, guida da veterano e torna a casa con 4 punti. Dategli un casco da pugile, almeno.
Haas, voto 5: Con quella bravata del nuoto sincronizzato - fuori contesto, fuori tempo, fuori tono - i cavallini di Gene Haas hanno perso probabilmente l'occasione di un doppio piazzamento a punti. Chissà che ambiente una volta tornati al box! Un'accoglienza calda come quella di un salmo ad un rave.
Alpine, voto 8: Franco Cola-a-picco tenta la partenza alla Sonny Hayes, ma il motore si ammutolisce e addio sogni di gloria. A Enstone ci si chiede se per caso la Power Unit Alpine non fosse alimentata a candele profumate.

Il prode Capitan Piero, invece, gestisce una vettura stabile quanto una gondola veneziana, issa la Linea Maginot per tenere a bada l'Ammiraglio Giorgino e, con un colpo da vecchio bucaniere, all'ultimo giro scippa la sesta piazza al mozzo Stroll. Un mix di cuore, pelo sullo stomaco e geometria difensiva. Se continua così, a Viry lo ribattezzeranno "Le Petit Mirage".