Il Pagellone del Gran Premio del Qatar

Autodromo Internazionale del Qatar: bello, ma non ci vivrei. 70% di umidità, temperatura piacevole, quell'abbraccio appiccicoso che dopo cinque minuti ti fa rimpiangere l'aria condizionata anche se sei un cactus.
Qui il Mondiale ha fatto i conti finali: tensione vera, non metaforica. E mentre i piloti cercavano di non sciogliersi dentro la tuta, noi cercavamo di non scioglierci fuori. Missione quasi impossibile.
Il Qatar è stato un preludio elegante: luci perfette, curve disegnate da un architetto con la sindrome del goniometro, un teatro arabo dove la strategia batte il sorpasso e il sorpasso mancato pesa più di una carriera.
Ma ora si entra nel finale vero, il gran ballo, quello che ad Abu Dhabi deciderà Titolo, gerarchie e forse anche qualche amicizia ai box.
E noi ci siamo: pronti, leggermente disidratati… ma ci siamo.
Signore e signori di ogni età e capigliatura, indossate anche voi il pigiamone da sceicco e il copricapo da vasetto di confettura: il Pagellone del Gran Premio del Qatar sta per cominciare.
McLaren, voto 5: Zak Brown girava per il paddock col petto gonfio come un tacchino, convinto che la grande occasione fosse lì lì per arrivare. Mi ha ricordato certe scelte tragicomiche: gente che nel 2008 puntò tutto su OneCoin invece che su Bitcoin, o chi lasciò un lavoro dirigenziale per aprire un negozio di DVD in piena era streaming. Ecco: tanta sicurezza, tanta boria… e poi inciampi sulla cosa più semplice. McLaren porta a casa punti, sì, ma con quel potenziale è un bottino che sa di occasione sprecata.

Lando Norris sta trasformando il suo campionato in un thriller: sempre sulle spine, sembra più un fachiro che un pilota. In partenza, per esempio, è stato così prudente che i moscerini gli si spiaccicavano dietro anziché davanti.
Caro Lando, per il tuo bene serve volontà, coraggio, quel guizzo che fa la differenza. Perché in un mondo che tritura tutto e non aspetta nessuno, l'eccessiva cautela è un lusso che non ci si può permettere. Dai!
Red Bull, voto 12: Come il postino, Max Verstappen suona due volte. 12 è il voto che meritano lui e Red Bull, 12 sono i punti che lo separano dal consacrare una stagione in cui è, senza discussioni, il migliore di tutti.
Chiamata eccezionale dal muretto, guida perfetta, zero sbavature: ma il vero capolavoro è la capacità - ancora una volta - di ribaltare il set-up nel momento decisivo e consegnare al campione una vettura capace di tenere testa al duo papaya. Eccezionale lui, sì, ma stavolta ancora più brava la squadra, chirurgica in ogni scelta.

Ah, e Tsunoda ha raccolto un punto! Urrà!
Mercedes, voto 7: Vedere Fornaroli trionfare in F2 ci ha messo addosso una voglia matta di futuro: se in Mercedes faranno bene i compiti delle vacanze, il 2026 potrebbe regalarci un italiano in lotta per il titolo. E intanto Antonelli continua col suo Eye of the Tiger: "rising up, back on the street", uno che incassa, impara, e torna su ogni volta un po' più forte. Il duello con Russell lo sta trovando consistente, con quella continuità da pilota che ha capito come si fa.
Poi è arrivato l'inciampo dell'ultimo giro, quello che ha consegnato la posizione a Norris. Da lì, il buon Marko ha deciso di regalarsi una serata di fantasia: "Ha fatto passare Lando!". Certo Helmut, come no. Non pensare che si sia prostrato davanti a Norris, che gli abbia fatto da valletto: quello è il ruolo che copri tu con Max.
Scivolata vera, teoria ridicola smentita in giornata dalla stessa Red Bull. Il progresso invece resta: solido, evidente, e sempre più concreto. Antonelli sta tirando fuori gli artigli, e la colonna sonora è quella giusta.
Ferrari, voto 2: Nelle orecchie risuonavano ancora le parole di Little John: "la macchina è migliorata".
Un po' come quando ti garantiscono che il nuovo programma scolastico è innovativo: non sanno distinguere un mutuo da un prestito, l'IVA dall'IRPEF, ma ti mettono in scena l'Inno alla Gioia con il flauto.
Forse parlava della livrea, perché la meccanica ultimamente mi sembra tutto fuorché rinvigorita: più che monoposto sembrano i pullman delle Ferrovie del Gargano. Una gara così povera di prestazioni da sembrare quasi uno scherzo di cattivo gusto.
Haas, voto 5: Lacrime e angoscia anche per la Ferrarina, ma senza crocifiggere nessuno: con tutta quella tensione in pit-lane, le vetture ammassate e i margini ridotti al millimetro, era davvero facile che qualcosa andasse storto. E infatti qualche imprecisione c'è stata, prima su una vettura poi sull'altra, fino alle penalità che hanno affossato la gara di entrambi i piloti.
Peccato perché con Bearman c'era una chance concreta di portare a casa punti importanti, un'occasione che è passata vicina ma non abbastanza da afferrarla. La nota positiva, però, è limpida: è da qualche gara che l'inglesino si appiccica a Leclerc a livello elettrostatico, come fa la tenda della doccia. Sempre lì, sempre vicino, sempre più convincente. Una domenica complicata, sì, ma che lascia intravedere per l'ennesima volta qualcosa di buono.
Aston Martin, voto 6: Se fosse uno slogan elettorale, lo leggeremmo ovunque: "Alonso il giro più veloce! Stroll il più rapido del week-end!". Peccato che la realtà sia meno trionfale: quella di Nando è stata più una giravolta che un giro veloce, costata posizioni preziose proprio nel momento in cui servivano punti per allontanarsi da Haas in campionato e provare a rosicchiare qualcosa alla chilometrica AlphaTauriVisaCashAppRacingBullsToroRossoMinardi.

Stroll invece ha timbrato il record di velocità, certo - ma in corsia box, dove di solito l'unica cosa che corre è il sangue freddo dei meccanici.
Insomma: week-end discreto, ma narrarlo come positivo sarebbe come spacciarsi per campioni di nuoto perché si galleggia bene nella vasca da bagno.
Racing Bulls, voto 7: A Faenza si devono accontentare dei due punti di Lawson, dopo che un collasso strutturale al penultimo giro ha strappato via a Hadjar una mezza poesia motoristica. Il torello francese in griglia canticchia, scherza, fa il brillante… poi abbassa la visiera e diventa un picchiatore di strada: restituisce gomitate, difende e attacca con la sfrontatezza di chi è giovane ma già sa il fatto suo.
Simpatico nelle interviste quanto feroce in pista, sta facendo parlare parecchio di sé. Tanto che nel paddock gira una voce insistente: sarebbe ormai prossima la sua "promozione" in Red Bull. Le virgolette sono d'obbligo, perché là sopra - con Verstappen a fianco e Marko sul groppone - la temperatura si fa incandescente. Ma se c'è uno che sembra avere il carattere per reggerla, al momento, è proprio lui.
Williams, voto 8: Col senno di poi, la scelta di Ferrari di lasciar andare Sainz è stata brillante solo per la Williams. Carlos, piazzato in fondo ai box di Grove, si sta rivelando uno dei colpi di mercato dell'anno: coriaceo, lucido, un pilota di prim'ordine consegnato alla squadra che meno sembrava in grado di valorizzarlo - e che invece oggi gongola.
Complice la posizione defilata della sua piazzola, Carlos si è sciolto nel traffico della prima sosta, sbucando fuori pulito come da un lavaggio a secco. Il podio è di quelli che fanno curriculum, soprattutto considerando la monoposto: non esattamente un'astronave - su questo, perlomeno, era già abituato.
Chiusura di stagione con un target chiaro: superare Albon in classifica. Dai Carlos, stringi il casco: siamo tutti con te.
Kick Sauber, voto 4: Re Hulk, almeno lui, una missione l'ha portata a casa: evitare che il Gran Premio diventasse soporifero come il pranzo della domenica da Zia Antonietta, con MelaVerde a volume Mach 2 e le domande inopportune su fidanzatina, università e progetti di vita. Grazie, Maestà: un sorso del nostro boccale è tutto per te.

Per il Gabriele verde-oro, invece, altra domenica piatta. L'aria del Brasile deve avergli fatto male, perché da allora l'unico risultato di rilievo è stato arrivare primo al check-in dell'albergo. Speriamo che lasci presto alle spalle la saudade da samba e torni a mordere l'asfalto. Forza!
Alpine, voto 4: Pierre Gasly entra in modalità Cavalerie Royale: qualifica strepitosa nella Sprint e in gara, difesa d'altri tempi, come se in palio ci fosse la salute del regno. Per la Patria e per il Re!
Il problema è che il sogno dura poco: al giro 7 una baruffa con Hulkenberg manda tutto in frantumi, come una spada spezzata sul campo di battaglia. Peccato davvero: lo slancio c'era e l'intenzione era nobile.
Direzione Gara, voto 3: Nonostante in passato situazioni simili si fossero risolte con una semplice reprimenda - o al massimo con una multa alle squadre - stavolta a Bearman hanno rifilato una penalità che sfiora l!ordine restrittivo. Ai piani alti sembrano divertirsi a perdersi in un labirinto di sofismi regolamentari, mentre l'applicazione concreta delle norme procede a spanne, come se lo statuto fosse un'opinione più che un riferimento. Una coerenza tutta loro, purtroppo.
