Il Pagellone del Gran Premio degli Stati Uniti

Yee-haw, cowboy!
Prendete posto al saloon e lucidate gli stivali, perché la Formula 1 fa tappa nel Far West. Austin ci accoglie con il suo sole rovente, l'aria polverosa e le curve del COTA che si attorcigliano come serpenti nel deserto.
Un'edizione da record, con oltre 450.000 spettatori pronti a tifare sotto il cielo del Texas: d'altronde, è normale che ai texani piaccia la Formula 1 - è uno dei pochi sport dove le dispute si risolvono ancora con i duelli.
E allora, signore e signori del ranch, godiamoci questo tramonto da cartolina western e cavalchiamo insieme a Lucky Luke verso il Pagellone del Gran Premio degli Stati Uniti.
"I'm a poor lonesome cowboy… and a long way from home".
McLaren, voto 5: Dopo la (Paperissima) Sprint del sabato, i piani della McLaren sbiadiscono più in fretta di un manifesto da ricercato sotto il sole del deserto.
La stella da sceriffo di Piastri ha perso un po' della sua luce, mentre Norris sembra più un Piedi-dolci esitante che un pistolero pronto a far fuoco. La mano resta sul cinturone, ma la grinta necessaria tarda ad arrivare. E intanto Verstappen? I due papaya ormai lo vedono più stagliarsi all'orizzonte che riflettersi nel tramonto. Un presagio tutt'altro che rassicurante.
Red Bull, voto 10: Wanted. Prendere al lazzo il Mondiale richiede polso, e Max Verstappen è l'unico cacciatore di taglie che firma imprese con il fuoco di una Colt. Gli altri arrancano, lui conta i punti. E se la vettura resta docile, saranno cactus per tutti.
L'inno americano - intonato magistralmente da Enrico Pallazzo - ha dato un frullino in più anche a Yuki: sprint da sveglia, gara brillante. Gli austriaci tornano a sorridere in una stagione a dieta: Yuki in versione stimolante morale, skincare naturale, anticrespo, anticolesterolo e scudo immunitario. La scienza magari nicchia, ma il paddock approva.
Ferrari, voto 7: Una difesa che vale le chiavi della città di Trepalle per un ragazzo che, in pista, è un'ira di Dio. Altro che Ferrari: a Charles dovrebbero dare una DeLorean, perché solo tornando ai primi Duemila troverebbe monoposto davvero degne del suo talento.

Per Hamilton, "Chi l'ha visto? - versione USA". Gli amici e i familiari lo descrivono come un ragazzo educato, che saluta sempre. Ultimo avvistamento: intento ad abbaiare come un chihuahua al compagno di scuderia, prima di eclissarsi nel nulla. La denuncia di scomparsa, pare, l'abbia sporta direttamente Benedetto Vigna - che in quanto a perdite, dopo quel -15,41% in Borsa, comincia ad avere una certa esperienza.
Mercedes, voto 5: Un fine settimana tutto chiacchiere e distintivo per gli uomini di Wolff, che il sabato scatenano un "Mezzogiorno di fuoco" e una domenica da "Si salvi chi può".
A vedere la grinta di Giorgino nella Sprint mi sfregavo le mani come le mosche, aspettando un duello degno del Mucchio Selvaggio. Domenica, però, la Mercedes ha rimesso le pistole nella fondina. Il passo gara si è dissolto come ghiaccio al sole e il verdetto è rimasto severo: tanto fumo, poco arrosto.
Aston Martin, voto 7: La vecchiaia ha rovinato un sacco di giovani, ma per Nando ha fatto un'eccezione. Il mandriano delle Asturie cavalca ancora tra le dune del Texas con la classe di chi, pur senza un destriero di nome Furia, sa condurlo fino all'oasi.
Con il materiale a disposizione, Alonso ricava il massimo, in attesa di tempi più vigorosi. Intanto continua a fissare parametri che per il compagno restano miraggi: Stroll doveva essere il pilota del futuro, ma persino il presente sembra respingerlo.
Racing Bulls, voto 4: Augh! Capo indiano Toro Rosso molto triste. Guerrieri partiti all'alba, ma solo uno tornato quando sole già dormiva… L'altro, forse, rapito da spiriti della lentezza.
Onore però al giovane Lawson, che in fondo al deserto trova battaglie dure e non si tira indietro.
Gli dei dell’Automobilismo gli sorridono, mentre il resto della tribù continua a inseguire il ritmo di gara nel fumo del calumet.
Williams, voto 4: C'è un toro imbizzarrito da riportare nel Corral!
Ma Carlos, che combini? Dopo il sabato da eroe - podio nella Sprint e sorriso da Bandido - la domenica tira giù la saracinesca del talento e decide di azzardare un sorpasso ad Antonelli… finendo dritto sul suo parafango.
Un disastro così grosso da far vibrare i sismografi dell'INGV e da costringere la redazione di Geopop a interrompere la cena per montare l'ennesimo video esplicativo. Peccato.
Haas, voto 7: A realizzare il sogno americano ci pensa Bearman, che ad Austin non è venuto per fare storie su Instagram. Lui è un coyote affamato che graffia e morde. Si lascia ingannare dalla malizia di Tsunoda - una manovra cattivella che trasforma l'impeto in capitombolo - ma questo non scalfisce la stoffa. Vuole il confronto con i grandi e lo dichiara con arroganza concreta: più fatti che parole, più lividi che cerimonie.
Alpine, voto 3: Oh! Susanna, non piangere per me, piangi per Colapinto, che anziché una monoposto, guida una diligenza. L'argentino si rimbocca le maniche e scazzotta con Stroll, Albon, Gasly, ma il fiato è corto e gli svolazzi del talento non bastano a tappare le falle. Che il 2026 gli porti un po' di giustizia e cavalli freschi… altrimenti, per lui, l'unica cosa all'orizzonte resterà la sabbia.

Kick Sauber, voto 8: Dopo una qualifica da bounty killer - P4 nella Sprint - Re Hulk si ritrova nel mezzo di una rissa da saloon. Ne esce con qualche graffio e tante polemiche inutili, ma quando cala la polvere del duello, il tedesco risale in sella e torna a sparare preciso come un cecchino. In gara difende con la calma di un cercatore d'oro che ha finalmente trovato la vena buona: P8, punti pesanti, e la sensazione che la vecchia Sauber abbia trovato la sua piccola miniera. Solido, coriaceo, da vero uomo dell'Ovest - il tipo che non parla molto, ma quando lo fa, fa centro.
