Il Pagellone del Gran Premio d'Ungheria

By
Pasquale Panarelli
Lando Norris Ungheria 2025


Primo week-end di Agosto, quello delle partenze intelligenti. Ma a Budapest, di intelligente c'è stato ben poco. Tra strategie discusse, sorpassi che non arrivano e gare che si decidono più al muretto che in pista, il Gran Premio d'Ungheria ha avuto il ritmo teso e appiccicoso di un'autostrada nell'ora di punta.

A rendere l'arrivo sul podio ancora più surreale, ci ha pensato puntualmente il premio tipico di questo week-end: il prestigioso servizio in ceramica ungherese di piatti e zuppiere. Un'eleganza casalinga per celebrare il trionfo in pista.

Ah, e buone vacanze a tutti i nostri lettori!

Ci risentiamo a motori accesi.

McLaren, voto 200: 200, come le vittorie ottenute dalla scuderia. 200, come gli schiaffoni dati agli avversari da inizio campionato.

Norris parte male, si imbroda in Curva 1, e sembra aver buttato tutto all'aria. E invece no. Alla fine vince con la stessa fortuna di una che esce col tipo "così così" e poi scopre che ha la barca ormeggiata a Monte-Carlo. Non brillante, non perfetto, ma abbastanza furbo da farsi trovare al posto giusto quando serviva. E tanto basta, quando hai una McLaren che fila in questa maniera.

Piastri passa due terzi della gara a guardare il posteriore di Leclerc, come il tizio che aspetta che si liberi il tapis roulant in palestra. Quando può aprire il gas, si ritrova Norris davanti: fresco, pimpante e incollato alla traiettoria ideale. La strategia, stavolta, l'ha proprio friendzonato.

Ferrari, voto 5: Per i Tifosi, è stata una gara che ha regalato le stesse gioie di un sottotetto al 10 di Agosto: caldo asfissiante senza vie di fuga. E mentre gli altri si rinfrescano coi punti pesanti, a Maranello si suda. Il mio regno per un Cavallino!

La scena iniziale sembrava uscita da un film a lieto fine: Charles in pole, la Rossa davanti a tutti, il passo buono. Poi, come spesso accade in queste produzioni italiane, il finale non è stato all'altezza della sceneggiatura. Comunque, detto fra noi, è incredibile questo pilota: è così sfortunato che potrebbe giocarsi tutte le combinazioni possibili della lotteria e non vincere comunque il jackpot. Ora, lecchiamoci le ferite e godiamoci l'estate.

Se a Maranello sono 17 anni che piove, il prato all'inglese di Sir Luigi non è certo baciato dal sole. Parte indietro - indietrissimo - e viene risucchiato - risucchiatissimo - nel famigerato girone dei DRS, dove più che correre si sopravvive.

E come se non bastasse, nelle interviste si presenta con lo stesso entusiasmo del cuore infranto che ha appena rivisto l'ex al matrimonio del migliore amico. Vestita di bianco. Male male.

Red Bull, voto 3: Indietro tutta per la nave di Mekies, capitano della scuderia col rendimento più deludente del fine settimana. La vettura? Decisamente incolore, a differenza delle mescole che le sono state montate su: bianche, gialle, rosse, blu oltremare, viola pervinca e un delizioso rosa confetto che si abbina perfettamente alla cameretta della bimba di Verstappen. Agli austriaci, è evidente, serve urgentemente del verde speranza.

Mercedes, voto 8: Giorgino Russell piazza l'ennesimo capolavoro: porta sul podio una vettura che, sulla carta, non avrebbe dovuto tenere il passo dei colleghi "garagisti". Ma lui, con mestiere e determinazione, ci mette del suo e trasforma il possibile in concreto. Nota di servizio, però: Giorgino, la prossima volta calibra meglio il mix in radio. Un filo meno lamentele, un pizzico in più di killer instinct. Così saresti davvero irresistibile.

Antonelli: suo il sorpasso del Gran Premio. Giro 45, bersaglio Carlos Sainz. Una manovra alla Verstappen, con una staccata che parte da Canosa di Puglia e si conclude millimetricamente sul cordolo di Curva 1. Lucido, coraggioso, chirurgico. Concentrati e continua così.

Aston Martin, voto 8: Se le performance sono queste, che gli Dei dell'Automobilismo concedano altri mille acciacchi al leone delle Asturie. Si difende quando serve, il saggio Fernando, mantenendo sangue freddo, temperature ottimali e consumi gomme perfetti. Consigliato licenziamento immediato del chiropratico.

Gliene dico sempre di ogni al giovane canadese, ma stavolta anche lui ha fatto la sua parte: gara pulita, buon passo e posizione finale utile alla causa. Ha reso orgoglioso papino e, soprattutto, il portafoglio degli investitori. Good job, mate.

Racing Bulls, voto 8: Sento lo sfregare di mani fin qui. Lawson ha chiuso il Gran Premio appena davanti a Re Max - e dire che il ragazzo non ne sia felice sarebbe come sostenere che acqua e limone "sgrassi" davvero dopo essersi scofanati la teglia di lasagne di nonna.

Prestazione concreta, pulita, studiata. Sta capitalizzando ogni occasione e mette sempre più pressione su chi - per una decisione forse un filo affrettata - quel sedile lo occupa solo di nome.

Williams, voto 4: Probabilmente i ragazzi del fu Frank Williams hanno già la testa alle ferie a Cesenatico, tra racchettoni, piadina sotto l'ombrellone e zero punti in tasca. Serve una scossa: aggiornamenti tecnici, un santino sul cruscotto o magari un'innaffiata di acqua santa sul musetto, perché così si rischia seriamente di perdere terreno in classifica costruttori. Dai, su, coraggio!

Haas, voto 5: La scuderia americana si è mimetizzata come lo shampoo per ricci della mia fidanzata: perfettamente identico agli altri duemila dello scaffale del supermercato. Invisibile in pista, evanescente nelle inquadrature.

L'unico momento in cui una Haas è apparsa chiaramente sullo schermo? Il ritiro dell'inglesino. E a quel punto, più che una comparsa, sembrava una nota a piè di pagina.

D'altronde, se la seconda vettura "capitana" - ciao Ferrari, saluta casa - non riesce nemmeno ad accarezzare la top ten, possiamo davvero biasimarli? La base tecnica resta quella. E non è proprio un vanto.

Alpine, voto 2: Maracaibo, fuggire sì… ma dove? Gli Alpini continuano a guidare una vettura che, più che una monoposto da Gran Premio, ricorda un materasso matrimoniale in memory foam: comoda per dormirci sopra, un po' meno per combattere nel traffico dei DRS.

Non so quale angelo custode abbia suggerito a Piastri di cambiare aria nel 2023 e puntare tutto su McLaren, ma chiunque sia, merita una cena - magari proprio in una delle pizzerie di Briatore…

Kick Sauber, voto 9: Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare falle nel piano marchiato Binotto S.p.A., soprattutto da quando ha messo sotto contratto El Gabrião. Il giovane brasileiro ha il piede pesante, gli occhi da teppa e l'aria di chi non ha intenzione di chiedere permesso a nessuno. Va forte, non combina guai e possiede quella calamita naturale che attira pubblico e attenzioni. Se il buongiorno si vede dal piede, ci divertiremo parecchio.