Il Pagellone del Gran Premio d'Italia

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Pasquale Panarelli
Ferrari in Monza

Italiani: stilisti nell'anima, piloti nel cuore, costruttori nel DNA. E qui, al Tempio della Velocità, tutto questo prende forma in uno degli spettacoli più travolgenti del pianeta: tribune che esplodono come fuochi d'artificio, bandiere che sventolano al ritmo della passione, un'onda rossa di esaltazione che nessun altro circuito osa nemmeno imitare.

Un week-end da tutto esaurito… proprio come l'animo dei ferraristi, spremuto tra illusioni, colpi bassi e quella fede incrollabile che resiste a ogni delusione. Benvenuti al fine settimana brianzolo: un concentrato di adrenalina, rassegnazione e ironia, perché a Monza si soffre, si ride e - soprattutto - si giudica.

P.S. Siamo arrivati tardi, è vero. Ma nel fine settimana c'è chi è riuscito a fare peggio: citofonare Bagnaia.

Ferrari, voto 5: Questo fine settimana avevano davvero tutto: una cornice di pubblico adorante, la SF-25 coi colori della gloriosa 312T, Hamilton e Leclerc con le tute celebrative di Regazzoni e Lauda… mancava solo qualcuno che si travestisse da progettista vincente.

E così, puntuale come un déja-vu, Ferrari non delude nel deludere. I piloti ci hanno messo cuore e sudore, ma alla fine hanno trasmesso la stessa mortificazione di quando pesti per errore la zampa al cane: un mix di imbarazzo e un disperato bisogno di fargli capire che ti dispiace tanto.

Red Bull, voto 9 e 3/4: Come al binario per Hogwarts: superata la linea di partenza, di Max si sono perse le tracce. Agli altri ha lasciato un primo giro da Palio di Siena, poi - PUF! - è svanito, riemergendo con la verve dei giorni migliori. Da lì ha guidato tra lo spiritato e lo spiritoso, fino a regalare a monsieur Mekies la sua prima vittoria da team principal. Bel lavoro, ragazzo.

McLaren, voto 7: Durante quel pit-stop infinito ho creduto davvero che volessero fare gli imPiastri, lasciando Lando alle spalle del compagno. Poi, per rimediare, hanno ordinato a Oscar di restituire la posizione e lui ha obbedito senza fiatare. Così, giustizia è fatta: Norris può tornare a indossare con orgoglio il suo legittimo titolo di Eterno Secondo. E guai a chi glielo tocca.

Mercedes, voto 4: Di tutte le piste del Mondiale, Monza è forse la peggiore per presentarsi con un motore che va a stelle filanti e starnuti. Giorgino stavolta però non si lamenta: la sua gara è talmente piatta che in radio ha chiesto di farsi mettere il podcast di Alessandro Barbero: due ore di lezione sulla crisi del '300. E incredibilmente, è stata la parte più movimentata del suo pomeriggio. SPRANGA!

Antonelli invece il percorso se lo inventa: taglia varianti come fossero scorciatoie per andare a prendere il pane, si allarga oltre i cordoli come se stesse cercando parcheggio e, quando gli gira, disegna traiettorie come chi sposta le sedie per passare l'aspirapolvere. Sempre fedele solo a se stesso.

Aston Martin, voto 2: Dopo il K.O. tecnico di Fernando, le speranze della squadra si appoggiano sulle robuste spalle del nostro beniamino canadese. Ma pretendere qualcosa da Lance è come provare a curare un raffreddore con l'elettroshock: inefficace e doloroso. Il risultato? Ultimo al traguardo, come triste ciliegina su una torta già indigesta. Peccato, perché il ragazzo ha cuore: potrà sempre costruirsi una bella carriera nella finanza, nella ristorazione o nell'immobiliare. Di certo, non in Formula 1.

Racing Bulls, voto 5: Week-end di nervi tesi per i giovani torelli, più impegnati a prendersi a cornate tra loro che a scalare la classifica. Nonostante il miele raccolto dal "capitano" Verstappen, la piattaforma Red Bull qui non sembrava affatto a suo agio, impantanando Lawson in una battaglia fratricida col povero Tsunoda e lasciando ad un mai domo Hadjar solo l'onore - si fa per dire - della decima piazza. Un misero punticino, ben lontano dai fasti del 2020.

Williams, voto 8: Sainz ci mette la toppa in qualifica battendo il compagno, che però gli restituisce la cortesia quando contano i punti. In ogni caso, questi due ragazzi stanno portando in cascina risultati pesanti con una monoposto talmente inquietante che sembra evocata tre volte davanti allo specchio. Bene l'ottimismo, ma servirebbero aggiornamenti che non costringano a reagire col segno della croce. Anche perché una posizione in più o in meno nel Mondiale Costruttori vale milioni di euro: dettaglio non trascurabile per una scuderia che di ricco ha solo i ricordi dei bei tempi.

Haas, voto 3: Yee-haw, cowboy! Per il team americano, una Caporetto a stelle e strisce dopo la doppia penalità che li ha relegati fuori dalla roulette dei punti. I giovani Haas ne hanno combinate a tal punto che, per un attimo, pareva la FIA avesse già pronto il mandato di cattura: altro che pit-stop, serviva direttamente un lasciapassare umanitario. Va bene affrontare le gare con impeto, ma un po' di riguardo, suvvia!

Alpine, voto 1: AAA-lpine cercasi. L'unica spiegazione al rinnovo di Gasly fino al 2028 dev'essere la promessa di un futuro propulso da miracoli Mercedes, perché altrimenti la scelta sembra più una vocazione al martirio che una decisione di carriera. La macchina ha la velocità massima del camion della nettezza urbana, in curva l'agilità del furgoncino dei gelati, ma senza la musichetta allegra né la stessa capienza. Nei box, per di più, si respira la pacatezza di Vittorio Sgarbi. Per il futuro, dunque, non resta che confidare nei crucchi.

Kick Sauber, voto 7: Sapere che un talento come Bortoleto possa traslare dall'orbita Ferrari per approdare ad Audi fa un po' soffrire. Ma a Monza, in pista, ha mostrato perché in molti lo considerano un investimento sicuro: tasso di timidezza, 0%. Tasso di livello agonistico, 100%. Il sorriso canaglia, il viso di un bambino che gioca e il modo di fare di uno che la sa, la sa veramente lunga. Caspita, se in una monoposto normale c'è qualcosa in più di mille cavalli, nella sua c'erano mille Varenne. E con quel passo, complice la penalità di AKA, si è portato a casa un ottavo posto che, per uno appena sbarcato in questa giostra, è già un biglietto da visita niente male. Che manico.