Il Pagellone del Gran Premio d'Azerbaijan

Prendete Monte-Carlo, spolveratela di petrolio e cultura persiana, poi stendetela come fa vostra nonna con la pasta fatta in casa. Ecco Baku.
Serve Google Maps per capire dove sia l'Azerbaijan, ma bastano tre parole per capire cosa sia questo circuito: vento, muri e velocità. Un tracciato capace di mischiare rettilinei interminabili e curve che sembrano vicoli medievali, in cui ogni centimetro sbagliato può trasformare un sogno in rottami.
Ma partiamo con il Pagellone di Baku: potete leggerlo comodamente qui sul sito e, prossimamente, anche in formato cartaceo sulle tovagliette della pizzeria e nelle riviste del vostro dentista di fiducia.
Perché certe valutazioni, volenti o nolenti, vi lasceranno a bocca aperta.
Red Bull, voto 10: Dieci, come le dita stampate sulle guance degli avversari, presi a sberle metaforiche da una leggenda tornata indiavolata grazie alle prestazioni ritrovate della sua monoposto. A Singapore capiremo se il Diavolo di Hasselt avrà davvero fiato a sufficienza per alitare sul collo dei Papaya.
Con il nuovo fondo, Mekies illumina la via di Tsunoda-san, restituendogli quell'aura da antico samurai che il nipponico sembrava aver smarrito. Ci auguriamo che non sia un lampo isolato, come il morbillo, ma l'inizio di una rinascita. Perché altrimenti, più che "sayonara" agli avversari, rischierebbe di dirlo direttamente alla Formula 1.
McLaren, voto 4: "Una occasione di oro", citando il buon Gené, quella di Norris dopo l'inciampo del compagno di squadra, che tra la qualifica, la partenza fallace e la conclusione nel muro, a Baku ha preso fischi per Piastri. Eppure lui non ne approfitta: un po' come quella volta in cui fu invitato a cena a casa di Margot Robbie e rifiutò perché, proprio quella sera, sua zia gli avrebbe fatto le lasagne.
Bello de' nonna, se vuoi portarti a casa il titolo, devi scrollarti di dosso quest'aura da Willy il Coyote. Bip-bip! Fuggito… ancora una volta. Dannazione.
Ferrari, voto 2: Solido, solidissimo il fine settimana dei piloti Ferrari, che insieme portano a casa risultati di rilievo: primi nel Campionato Italiano a squadre di bocce alla lunga, quarti classificati al torneo di scala quaranta all'oratorio San Benedetto di Vercelli, secondi per un soffio alla gara di tiro con l'arco alla Fiera del Peperone di Carmagnola. Ah, quasi dimenticavo: menzione d'onore anche al concorso canoro "Dilettanti Under 12" di Jesolo. E intanto i Tifosi sviluppano un bruxismo collettivo degno di studio universitario.

Altro che Newey, alla Ferrari servirebbe direttamente il Mago Merlino o David Copperfield. Che amarezza…
Mercedes, voto 9: Wunderbar! Grandi festeggiamenti per Russell, che brinda al podio con Moët e aspirina. Intanto Mr. Wolff - che, si sa, risolve problemi - propone a un Domenicali mai sazio di spettacolo un campionato invernale, rigorosamente tra Siberia e Antartide, così da garantire alle Frecce d'Argento un palcoscenico da Titolo Mondiale.
E finalmente il piccolo Kimi porta a casa un po' di ciccia, capace di zittire voci - troppe - che lo davano già con un piede fuori e l'altro su una buccia di banana. Niente champagne per lui, ma almeno un brindisi con aranciata in bicchieri di cristallo.
Racing Bulls, voto 9: È da quando la Nuova Zelanda ha scalzato la Vecchia Zelanda che non lo vedevo così carico. 92 minuti di applausi per Lawson, coriaceo come il Vallo di Adriano e trincerato, con orgoglio più che legittimo, proprio davanti alla Red Bull di Tsunoda. La sua vettura è incisiva come il coltello dello Chef Tony e lui non tradisce le attese, avvolto da quell'aria da io so' io che a Faenza avrà strappato più di una lacrimuccia. Una prova che sa di rivincita e che dimostra come demonizzare le difficoltà o spedire qualcuno in esilio all'Elba non serva a nulla: più che un ritorno, è un biglietto da visita recapitato con classe e determinazione. Bravo!
Aston Martin, voto 3: Nel Medioevo non si dormiva mai completamente distesi: evocava l'immagine dei defunti e portava cattivi presagi. Meglio restare inclinati, anche perché le diete pesanti di carni grasse e birre fermentate consigliavano posture che aiutassero la digestione. I letti, corti e multifunzione, servivano pure come panche per ricevere ospiti, mentre sollevarsi un po' teneva lontani topi e insetti e permetteva di scaldarsi meglio accanto al camino.
Cosa c'entra tutto questo? Nulla, come Stroll con la Formula 1.
Williams, voto 9: ¡Vamós! Carlitos il venerdì sera si è scolato un paio di sorsi della pozione di Panoramix, perché far volare così una Williams non è roba da comuni mortali. Primo podio con i garagisti di Grove, un colpo che riempie il suo palmarès e gonfia la Classifica Costruttori di una vagonata di punti.

È una prestazione che profuma di favola moderna: il cavallo bianco di periferia che mette in riga i purosangue, il meccanico che diventa cavaliere. Altro che gara solida: questa è roba da Ambrogino d'Oro, da incorniciare e appendere nel salotto buono, proprio sopra le tazze da tè dipinte a mano. Insisti.
Haas, voto 4: Essere scollegati dalla realtà, senza la minima percezione di ciò che accade attorno, non è solo un vizio da nottambuli persi nelle serate techno: è anche il marchio di fabbrica dei due cavallini Haas. Li immagino ancora fermi in un pub di Baku, tra brindisi di tè nero servito in bicchieri a tulipano e pacche sulle spalle con qualche uomo d'affari locale che vanta tre pozzi petroliferi, un paio di appartamenti sul Boulevard e una collezione di tappeti persiani.
Mentre il mondo corre altrove, loro restano lì, a discutere di cavalli da corsa del Karabakh e di chi fa il miglior plov della città. In pista, invece, nulla: incassano lo stipendio come Senatori, restituendo alla causa esattamente zero.
Alpine, voto 2: Questa scuderia dimostra, ancora una volta, quanto una vettura infelice possa spegnere qualsiasi stella. Un telaio da mercatino dell'usato e un motore da antiquariato impediscono agli Alpini di lanciarsi in una rincorsa che ormai agita il fazzoletto in un amaro au revoir.
E poi c'è Colapinto: ci prova, ma la macchina non ne vuole sapere di girare. In qualifica l'ha pure piantata contro il muro di Curva 4, lasciando ai meccanici il compito di riassemblarla con le uscite in edicola della Hachette. In gara, il giovane ColaCao pare essersi stufato e ha preferito raggiungere il traguardo con la metropolitana: "È più sicura", ha detto nelle interviste.
Kick Sauber, voto 5: Im-Baku-ccata nelle retrovie, la compagine di Binotto si consola solo con il fatto di aver chiuso davanti al cugino americano Haas. In giornate così, l'unica strategia sensata è restare fuori dai guai, evitare penalità inutili - vero, Albon? - e riportare le vetture sane e salve al box.
Del resto, la Compagnia degli Anelli è già in marcia: quattro cerchi lucenti come quelli di Ingolstadt pronti a calare sul paddock, in un viaggio che ricorderà quello di Tolkien. Perché il 2026, per loro, è Mordor: un traguardo lontano, pieno di insidie, ma con la promessa di un potere nuovo.
FIA, voto 0: Intollerabile - intollerabile - che nel 2025 si veda ancora un trattore in pista durante una Safety Car, a pochi metri dalle monoposto che passano. Invece di lambiccarsi sulle sessantasei Sprint Race già pronte per il prossimo anno, sulle griglie invertite, sui pesi alle caviglie, sulle gare alcoliche e su tutte le altre trovate da single di mezz'età in cerca di attenzioni, sarebbe il caso di preoccuparsi di evitare a piloti e spettatori scene che si era promesso di cancellare dalla Formula 1.
Si può scherzare su tutto, si può scherzare su tutti. Ma non sulla vita di chi è in pista.