Abu Dhabi, a Max Verstappen il titolo di Hammer of the Day

C'è una fine che pesa più delle altre. Non è la fine del calcio a Maggio, quando l'estate arriva a consolare. Non è la fine di una serie TV, quando puoi sempre premere "ricomincia dall'inizio".
La fine della Formula 1, invece, cade in un tempo scomodo: Dicembre. Un mese in cui non sei pronto a lasciare andare nulla. Un mese in cui ti ritrovi all'improvviso con un vuoto addosso, come quando si chiude un libro che ti ha appena insegnato a leggere.
Ma ogni racconto ha bisogno di un ultimo protagonista. E il nostro, quest'anno, non poteva che essere lui: Max Verstappen.
Paradossale dirlo: proprio nell'unico anno in cui non ha vinto, ha corso la stagione più bella della sua vita. Otto vittorie, rimonte insensate, scatti che sembravano provenire da un'altra epoca.
Ha perso il Mondiale per due punti, sì. Ma ha vinto qualcos'altro: l'anima del pubblico. Un anno fa era l'uomo da battere, quello che rendeva le gare "noiose" per troppa superiorità.
Oggi è l'eroe inatteso, il simbolo di un Motorsport che non vuole morire. È passato da dominante a vulnerabile, da freddo a umano, da campione a combattente.
E in questo cambio di prospettiva, la gente ha visto la verità: che il talento, quello vero, non è negoziabile. Che il sorpasso, quando è pura intuizione, è ancora un gesto sacro. Che qualcuno là fuori corre ancora "a muso duro".
Ho pensato a Pierangelo Bertoli mentre scrivevo.
Alla sua voce ruvida, alla sua ostinazione pulita.
A una frase in particolare:
"E non so se avrò gli amici a farmi il coro, o se avrò soltanto volti sconosciuti, canterò le mie canzoni a tutti loro".
E ho capito che è questo il punto.
Verstappen ha corso così. Con o senza applausi.
Con o senza approvazione. Contro il mondo o insieme al mondo.
Ma restando sempre, irrimediabilmente, se stesso.
Quest'anno ha guidato una Red Bull che non era più un'astronave. Ha sfidato due McLaren più veloci. Ha ribaltato gare impossibili. Ha ridato senso ad un campionato che rischiava di perdersi nella sua stessa prevedibilità.
Ha fatto ciò che fanno gli uomini veri del Motorsport: ha raccontato una storia che non doveva più esistere. Una storia di lotta, cuore, imperfezione, meraviglia.
L'era che abbiamo conosciuto si chiude qui.
Un'altra sta già arrivando, nuova, incerta, piena di promesse. Le vetture cambieranno, i regolamenti cambieranno, forse anche il modo di correre cambierà.
Ma una cosa resterà: la prova vivente che il Motorsport è ancora vivo, che pulsa, che soffre, che incanta.
Perché qualcuno, quest'anno, ha avuto il coraggio di affrontarlo "a muso duro".
Il conto alla rovescia è iniziato.
Tre mesi alla prossima stagione.
Tre mesi senza il rumore che riconosciamo come casa.
Ma, in fondo, è anche questo il privilegio degli amori veri: saper attendere il momento in cui tutto ricomincerà.
